mercoledì 6 novembre 2019

SUL SEGNO DEL TORO (21 aprile - 21 maggio)

I BAMBINI “TORO”.

Il loro carattere allegro, socievole e metodico facilita molto il compito dei genitori. Elaborano con ritmi pacati ogni esperienza che vivono e memorizzano con facilità le esperienze, non dimenticando una promessa ricevuta o un rimprovero immeritato.

GLI UOMINI “TORO”.

Non affidano nulla al caso, ma, se non brillano per intraprendenza, programmano con metodo e gestiscono abilmente le loro risorse. Non sono attratti dal successo chiassoso e dal potere, semmai da tutte le soddisfazioni morali e materiali che possono derivarne. In famiglia, può accadere che si adagino nella routine, e con i figli sono un po' severi, ma perché possano ottenere il meglio dalla vita.

LE DONNE “TORO”.

Agiscono con dolcezza e spontanea semplicità, ma nascondono una personalità forte e concreta. Distribuiscono saggiamente le loro energie tra la sfera affettiva e quella professionale. Anche se raggiungono una posizione di rilievo, il loro vero regno è la casa.

“PERCORSI D'OGGI".

Non si desidera qui far torto, soffermandosi sulla frase che accompagna il disegno, a Dante, Shakespeare, Leopardi e Manzoni (le loro liriche, come quelle greco-romane, sono eterne), né alle migliaia di persone che ogni giorno esprimono un proprio poetico pensiero.

Diceva infatti il vecchio Karol, nel 1999, nella sua lettera gli artisti: "Nessuno, meglio di voi artisti, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della Creazione, guardò all'opera delle sue mani!".

La pagina iniziale della Bibbia (... e Dio creò l'uomo a Sua immagine) ci presenta Dio come il modello esemplare di ogni persona che produce un'opera: nell'uomo artefice si rispecchia la Sua immagine di Creatore. 

Ma qual è la differenza tra "Creatore" e artefice"? Chi crea, dona l'essere stesso, trae qualcosa dal nulla - ex nihilo sui et subiecti, si usa dire in latino -; e questo, in senso stretto, è modo di procedere soltanto dell'Onnipotente.

L'artefice, invece, utilizza qualcosa di già esistente, a cui dà forma e significato". L'uomo è capace più che altro di trasformare (un po' un diaboulos, da diaboulomai: trasformo) cose preesistenti (un atomo, della silice, il frutto di un rapporto, di una pianta, di un altofomo). Non sarà mai in grado di creare qualcosa dal nulla, neanche un filo d'erba: è già tutto creato, dall'inizio dei tempi, in cui vide infine luce anche la coppia umana.

Noi siamo in sostanza il pubblico: sul palcoscenico c'è solo l'Uno, nel suo assetto di Coppia originaria. Possiamo qualche volta (questa è la funzione dell'arte) provare ad imitarne qualche dato, ma niente di più. L'omino rappresentato nel disegno, nel piccolo uovo cosmico in cui siamo immersi e ci riflettiamo dalla notte dei tempi, sembra pensare a destra e a manca (a simbolo del relativismo che ci pervade).

Ma la sua luce, il suo immergersi nelle cose superiori che ben lo trascendono, l'ha di fronte: è la parte misericordiosa di Dio, il volto femminile della Donna per eccellenza (Maria, per noi), eterea, volto legato come in una stessa corporeità al Suo Stesso Dio ed allo Spirito comune che li sostiene.

Ed è a Dio stesso - unum con Lei- che l'uomo deve rivolgersi: ha riversato tutta la Sua Intelligenza dall'inizio dei tempi (ancora, ad esempio, ed altro che evoluzione, si sa meno che niente del ciclo di Krebs, figurarsi dell'insieme dei processi metabolici o della macchina uomo!), ed ha permesso di farsi crocifiggere, in un silenzio corrispondente (non solo duemila anni fa, ma certo anche prima e dopo) all'ignoranza.

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