venerdì 30 agosto 2019

DOWNTOWN (Petula Clark)

LA BAMBA (Los Locos)

IL REGALO PIU' GRANDE - Tiziano Ferro

CONTRO LO STRESS, E PER EVITARE L'INVECCHIAMENTO PRECOCE


Guna Brain: trenta compresse, dal costo di euro 15,50, contenenti: N-acetilcisteina (NAC), Coenzima Q10, Manganese, Selenio, The verde e Withania somnifera: tutte molecole che contrastano lo stress ossidativo delle cellule, cioè l'iperproduzione di radicali liberi, dovuta quasi sempre ad un'alimentazione acidificante, nonchè a stati ansiogeni ripetuti.

I suddetti costituenti permettono di sostenere le funzioni intellettive durante lo studio (per cui sono particolarmente indicati negli studenti), o nell'attività lavorativa (lunghe ore al giorno, spesso), e di rallentare i processi di deterioramento cerebrale dovuti all'età.

Relativamente a questi ultimi, Guna Brain può prevenire, se non curare, la gran parte delle malattie neurodegenerative (dal Parkinson, alla Sla, alla Sclerosi Multipla, all'Alzheimer), purchè si adotti complementarmente un adeguato regime alimentare, di tipo prevalentemente alcalinizzante.

La posologia è di una o due compresse al giorno, assunte con un po' di acqua, preferibilmente a stomaco vuoto, per tre mesi circa, o a lungo, nell'età avanzata.

SHIVER (Natalie Imbruglia)

CSI NY - Theme Song

A SWINGIN SAFARI - Bert Kaempfert

COSI' CELESTE (Zucchero)

giovedì 29 agosto 2019

UN PRODOTTO INNOVATIVO


TRIO DIGER ACID: 12 bustine, dal costo di euro 14,90.

Granulato effervescente multifunzione, a base di Estratti e componenti vegetali, Oli essenziali, EnziMix®(mix di enzimi da Maltodestrine fermentate da Riso), Calcio carbonato, Sodio bicarbonato e Sodio citrato, Fermenti lattici probiotici.

L’e.s. di Curcuma favorisce la funzionalità digestiva, insieme allo Zenzero, che possiede anche effetti antinausea; la polvere di Riso e Banana è utile in caso di bruciore e acidità,

Gli oli essenziali di Finocchio e Cardamomo aiutano a contrastare il gonfiore, favorendo l’eliminazione dei gas e una regolare motilità gastrointestinale.

I Fermenti lattici (Bifidobacterium lactis 1 mld – Lactobacillus acidophilus 0,10 mld) contribuiscono all’equilibrio della flora batterica intestinale.

La speciale tecnologia Duocam® permette la compresenza di ingredienti molto particolari e delicati in una stessa bustina monodose, grazie a due camere distinte che preservano la qualità e l’integrità funzionale di ciascun componente.

Modalità d'uso: sciogliere il contenuto della busta in un bicchiere d’acqua e bere la sospensione ottenuta, prima o dopo ogni pasto principale.

LUNA ROSSA (Renzo Arbore e l'Orchestra Italiana)

ALIMENTAZIONE IN GRAVIDANZA


Garantire un adeguato apporto di nutrienti, durante la gravidanza, è meno complicato di quanto potrebbe sembrare. se si segue la parola chiave “varietà”.

In pratica, la dieta, per una gestante, dovrebbe prevedere il consumo quotidiano di:

CEREALI: come frumento, mais, riso ma anche farro, avena, miglio, orzo, segale, e pseudocereali, come amaranto, grano saraceno o quinoa: sono la fonte principale di carboidrati (zuccheri) complessi, fonte di energia a rilascio lento, con un impatto moderato sulla risposta glicemica dopo i pasti e un effetto positivo sulla sazietà a lungo termine.

Assicurano inoltre un buon apporto di fibra – importante anche per il benessere della microflora intestinale! – minerali come selenio, zinco e magnesio e vitamine del gruppo B: dovrebbero comparire in tutti i pasti principali, meglio se in forma integrale.

Vanno ridotti o evitati i carboidrati che alzano la glicemia con più facilità, come quelli contenuti nei dolci e nel riso bianco.

FRUTTA E VERDURA: danno un apporto fondamentale di vitamine, sali minerali e fibre, importantissime per le loro azioni antiossidanti e antinfiammatorie. L'ideale è consumare due porzioni al giorno di verdura, come bietole e spinaci, e due porzioni di frutta, meglio se ben matura e di stagione, in particolare la spremuta mattutina di due limoni.

PROTEINE: sono indispensabili per la costruzione dei tessuti del feto, soprattutto a partire dal secondo trimestre. Possono essere di origine animale (carne, pesce, uova, latte e derivati) o di origine vegetale (legumi, cereali, frutta secca a guscio).

L'ideale è variare quotidianamente le fonti, alternando i vari prodotti anche nel corso della settimana, per esempio: carne (meglio se bianca) per due volte, o pesce, ancora per due volte, legumi (meglio se associati a cereali integrali) per quattro volte, formaggio poco stagionato per due volte, uova e affettati per una volta.

Nel caso del pesce, meglio privilegiare quelli di taglia piccola, ad esempio lo sgombro, e limitare a una volta alla settimana quelli di taglia grossa come tonno e pesce spada, a maggior rischio di contaminanti come il mercurio.

GRASSI: siamo abituati a pensare che i grassi facciano male per definizione, ma in realtà non è esattamente così: anche essi servono, e in particolare sono molto importanti i grassi insaturi, come i famosi omega 3, essenziali per lo sviluppo del sistema nervoso del feto.

In gravidanza dovrebbero costituire circa il 30% dell'apporto energetico quotidiano; fonti principali di grassi omega tre sono il pesce azzurro (sardine, sgombro, aringhe), la frutta secca a guscio (noci, mandorle) e l'olio extravergine di oliva: se ne possono consumare tre o quattro cucchiai al giorno, da aggiungere preferibilmente a crudo.

NEVER REALLY OVER (Katy Perry)

THE PRINCIPAL - Io sono il Preside

WAKE UP LITTLE SUSIE (Simon e Garfunkel)

DEJA' VU

La parte preponderante delle riflessioni, cui si giunge nel tempo, non è che la sublimazione della complessa attenzione che si riceve dalle prime cure parentali, le più affettive.

Invero tali relazioni si son vissute ancor prima, in diverse condizioni ambientali e in vecchi abiti corporali.

Chi non ha sperimentato in sé il fenomeno del dejà vu, del già visto?

Questo sarebbe sufficiente, da solo, a render ragione a chi propugna un'immortalità dell'anima, che dunque non stazionerebbe nei cieli, dove non c'è niente, ma si "stabilirebbe", secondo meriti o demeriti pregressi, in nuovi abiti corporali, confezionati dalla Mente Divina, non certo da un amplesso del tutto passivo della coppia.

CON TE PARTIRO' - Andrea Bocelli - Con Te Partirò

mercoledì 28 agosto 2019

COSI' CELESTE - Zucchero

DENTI ED ORGANI INTERNI

I denti sono continuamente sottoposti ad usura, e spesso si danneggiano soprattutto a causa della presenza di batteri commensali del cavo orale, che si nutrono dei residui di cibo.

Metabolizzando i nutrienti, essi secernono sostanze di scarto con discreta acidità, capaci di corrodere lo smalto, lo strato che ripara il dente dall'esterno.

Un mal di denti improvviso, intanto, viene immediatamente associato alla presenza di una carie, ma esistono correlazioni tra i denti e gli organi interni: il dolore che si avverte, o la carie che si forma, possono essere la spia di un disturbo che interessa l’organo collegato a quel dente.

La suddetta correlazione è stata studiata a lungo nel corso degli anni, ed il medico che più ha approfondito la questione è il dottor Reinhold Voll, che ha descritto e mappato corrispondenze ben precise tra ogni singolo dente e gli organi interni.

Egli ha introdotto il concetto di odontone: non è solo il dente ad avere rapporti con gli organi interni, ma, insieme, con tutta la zona anatomica che lo circonda (osso alveolare, parodonto, mucosa), formandosi così un’unità funzionale, detta per l'appunto odontone.

I denti, poi, sono correlati non solo ad un organo interno, ma anche ad un’articolazione, un segmento della colonna vertebrale ed un tratto del midollo spinale, un organo sensoriale, una ghiandola endocrina.

Detto questo, gli incisivi superiori e inferiori hanno a che fare con reni e vescica, i canini col fegato e la cistifellea, i premolari sono correlati ai polmoni, ed infine il dente del giudizio è associato all’intestino tenue e al cuore.

Le novità, quanto alla cura della carie, sono poche. Una l'hanno proposta scienziati israeliani, con otturazioni dentali a base di composti formati da resine potenziate da nano-assemblaggi antibatterici, teoricamente superiori alle resine composite ed alle otturazioni antibatteriche composte da leghe metalliche, che danno problemi di tossicità e mancanza di aderenza.

L'altra è il ricorso alle cellule staminali, ma a me sembra una ancorché costosa e laboriosa forzatura: la vera cura consiste in una alimentazione alcalinizzante e non acida, cui dovrebbero badare da subito i genitori per la cura dei loro piccoli, oltre che per se stessi.

SCHEMI NUTRIZIONALI

L'uomo, da sempre, è stato agricoltore e pastore, sue più vere vocazioni, chè non si può vivere senza cibo: il fatto è imperativo oggi più che mai, data la devastazione dei mari.

A riguardo, ho sempre ricercato, sin da piccolo, le buone e gustose cose per il palato.

Negli ultimi trent'anni, intanto, quale medico, mi son dedicato, tra l'altro, a studi nutrizionistici, per tentare di capire a fondo la tesi di Ippocrate: "Le malattie nascono a tavola".

Ho conseguito, negli anni ottanta, una dispersiva specializzazione in Pneumologia, dalla quale ho tratto interpretatzioni diagnostiche superate - oggi c'è il vegacheck, o, ancor meglio, la bioelettronica di Vincent, a parte analisi di laboratorio che si risolvono immediatamente con un unica apparecchiatura - e minime considerazioni terapeutiche (qualche antibiotico, come l'amoxicillina o qualche cefalosporina per os, o qualche aminoglioside im o in vena; del cortisone - ma mi son fermato al bentelan, chè i cortisonici fluorurati sono gravemente epatolesivi - ; una compressina di lasix da 25 mg, altro che i fialoni da 500, con cui rimbambiti medici di pronto soccorso mandano in men che non si dica al Creatore la povera  gente, in particolare anziani, per il grave furto ematocerebrale che quelle fiale producono; un po' dell'ottimo fluimicil, od acetilcisteina, ed in bustine o a fiale, chè quello inalatorio non serve a niente, e quasi niente più.

La tubercolosi, di pertinenza pneumologica -  su cui il mio maestro, Antonio Blasi, aveva speso decenni di vita, effettuando circa tremila autopsie, povero lui -, e che i farmacologi non riuscivano affatto a curare con le loro tossiche e cronicizzate molecole, ho scoperto poi che si eradica con ripetute zuppe di cipolle, oltremodo utili, al giorno d'oggi, per la povera gente d'Africa.

Ma, tornando al buon mangiare, devo ringraziare i miei maestri omotossicologi, che nei primi anni novanta, per un triennio, mi hanno fornito i migliori consigli in campo nutrizionale, oltre che farmacologici: ricordo, in particolare, il Prof. Antonio Matarrese, napoletano, che accettò la mia tesi di diploma, "Mucositi infantili, gastroenteriche, otorinolaringoiatriche, broncopneumoniche", in cui discutevo della compromissione del Sistema Linfatico Associato alle Mucose, in genere dovuta ad errata alimentazione, quale origine delle malattie suddette, e non solo di quelle.

Ho poi condotto, da allora, vari studi, su numerosi testi (dei quali mi sento di consigliare, per brevità: La tavola della salute, di Katherine Kousmine; Latte e formaggio, di Claudio Corvino; L'equilibtio acido-basico, di Silvano Mantovani; The China Study, di Colin e Thomas Campbell), ascoltando qualche relatore in sparuti convegni, ed affannandomi al computer, da cui ho tratto molte notizie sulle malattie e sulle perversità mediche cliccando Med Nat.

Da tutto ciò, ho tratto la mia sintesi sulla migliore nutrizione, che dovrebbe essere condotta dall'infanzia alla tarda età nel modo seguente.

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PRIMA COLAZIONE.

Appena svegli, più o meno tra le sei e le sette, o prima, se uno si accontentasse di poche ore di sonno, sorseggiare un bicchiere acqua oligominerale con il succo di un limone, dolcificando con un cucchiaino o due di zucchero di canna integrale italiano, o, se si volesse esagerare, con zucchero Panela.

Intorno alle otto, una tazza di caffè di buona marca, anche se più costoso, con l'aggiunta di uno o due cucchiaini di zucchero, quello suddetto.

In alternativa, una ciotola di buon the, deteinato o nero - al bergamotto o al biancospino -, con l'aggiunta di qualche fetta biscottata integrale ed un paio di cucchiai dello zucchero suddetto.

Ancora: una ciotola di latte microfiltrato di sicura filiera, dolcificato come sopra ed integrato dalle stesse fette biscottate.

Subito dopo, una mela Golden a fette - sarebbe migliore la nostrana mela annurca, ma incroci perversi e pesticidi l'hanno ridotta ad un tossico -, o grattugiata, per i più piccini e gli anziani: in tal caso, aggiungere un cucchiaino del solito zucchero ed un pò di cannella in polvere, una delle marche più sicure essendo la Sonnentor - buona per tutte le spezie, in particolare curry, chiodi di garofano e finocchietto - che si trova in prevalenza nei negozi biologici.

E' ammesso un cucchiaio od un pezzo di cioccolato alla nocciola, o, per chi non riesca a farne a meno, una merendina, di quelle consuete.

Per chi fosse più esigente, e volesse ricorrere a qualcosa di veramente valido, consiglierei per prima colazione, soprattutto nei bambini, la  Crema Budwig di Katherine Kousmine: la ricetta la si può trovare in rete, od anche studiandone i libri, se fosse medico.


MERENDA

Intorno alle dieci, una spremuta di agrumi - un paio di arance ed un limone italiani, non trattati - , e quattro o cinque nocciole, o due o tre gherigli di noci, o una manciata di anacardi, od anche un quadratino di parmigiano Biraghino, il migliore che ci sia, con qualche cracker. Ma poveri gli scolari, cui non si pensa nel modo suddetto.


PRANZO

Un bicchiere di acqua oligominerale, poco prima di mangiare. Poi, un primo piatto a base o di passati di verdure e minestroni - ottimi quelli surgelati, della Findus o della Orogel -. O con pasta regionale - qui da noi abbiamo quella delle Colline d'oro, la Sara ed altre, ma ogni regione comincia ad avere le proprie, a discapito della pasta delle grandi marche, di cui tuttalpiù bisognerebbe consumare quella integrale, purchè confezionata con grano nostrano, non con quello canadese, contenente pericoloso glifosato e cancerogene aflatossine. O con riso, ma non quello bianco, fortemente iperglicemico, bensì quello nero o venere, od anche parboiled integrale italiano, che comincia ad essere commercializzato nei supermercati.

Minestroni, paste o riso dovrebbe essere al dente, e conditi con pomodorini nostrani - qui da noi ci sono ad esempio la Rosina e la Torrente, ed altri -, buon olio di oliva extravergine spremuto a freddo - recuperabile in frantoi di paese o presente nei market a non meno di dieci euro a bottiglia, quello a poco prezzo essendo un veleno: aceto di mele bio e non filtrato; sale marino di sicilia, tipo Mothia, e niente affatto sale bianco o iodato, una vera porcheria per l'organismo; una spruzzata di curry o del ketchup delivery o della senape calvè; una manciata di buon parmigiano.

Oltre al primo, se non ci si dovesse saziare, una fettina di pollo o tacchino allevato a terra e senza antibiotici - ormai le grandi marche li commercializzano: basta leggere e etichette -, condito con l'immancabile olio di oliva, sale marino della sicilia, ed erbette, come quelle ottime della Ariosto.

In alternativa, ci sarebbe il pesce, ma l'inquinamento come globale dei mari lo hanno reso immangiabile. Quel che è ancora più o meno edibile, leggendo le etichette, proviene dalle coste sudafricane, chè quello dei mari italiani, del nordeuropa e del mediterraneo sono colmi di interferenti endocrini e metalli pesanti di origine petrilchimica, induttori di malattie, cancro compreso. Si può mangiare qualche alice, ma attenzione a deprivarla della testa e  delle interiora, che incorporano nella quasi totalità dei casi l'anisakis simplex, un parassita che induce allergie e molto altro, se assorbito dalle mucose intestinali. Quanto al tonno o ai salmoni, è meglio non parlarne: sono colmi di mercurio ed altre molecole tossiche. Tuttalpiù, si può mangiare un po' di baccalà, purchè di sicura origine.

Un'insalatina a base di lattuga come contorno non guasterebbe, e qualche volta si potrebbe ricorrere alle gustose patate fritte, meglio se realizzate con olio di mais.

Né si rinunci ad un buon bicchiere di vino rosso, colmo di ottimi ed antiossidanti tannini, anche se nella quasi maggioranza dei casi sono in esso presenti i solfiti, a meno che non si ricorra a vino di paese o a quello commercializzato intorno ai dieci euro al litro.

Se nemmeno primo e secondo riuscissero a saziare, si potrebbe ricorrere, sebbene con giudizio, ad un gelato o ad un budino, fatto in casa o di buona marca.


SPUNTINO POMERIDIANO

E' sufficiente una tazza di buon the, come detto, ed un biscottino con nocciole e cioccolato.


CENA

Dev'essere parca, ricorrendo o ad un semolino integrale od al cous cous, conditi nei modi suddetti; né manchi il vino. Una fettina d'ananas o di pesca sciroppata o del kiwy ben maturo potrebbero concludere il pasto serale, insieme ad un sorso di limoncello nostrano o di amaro: ottimo quello svedese.

SWEET ABOUT ME (Gabriella Cilmi)

CALL ME THE BREEZE - J.J.Cale

giovedì 22 agosto 2019

IN MERITO ALLE VACCINAZIONI


Il Giappone, che ha il più basso tasso di mortalità infantile dopo il divieto di vaccinazioni obbligatorie, esorta altri Paesi a seguire questa posizione a tutela della salute infantile.

Tale posizione, a tutt'ggi, è stata recepita da quasi tutti i Paesi europei, tranne che, ignobilmente, dall' Italia, ove ancora si incita a tremende plurivaccinazioni, addirittura dieci, con danni immediati e futuri per i bambini.

I giapponesi, statisticamente provati per essere le persone più sane e longeve del mondo, sono ben istruiti sui pericoli della vaccinazione eccessiva nell'infanzia, essendosi opposti all’uso di vaccinazioni multi-shot, in particolare al vaccino MMR, in seguito al numero record di bambini che hanno manifestato reazioni avverse, tra cui meningite, perdita degli arti e persino morte improvvisa, diffuso autismo, e inoltre vomito, diarrea, anafilassi, dolore alle orecchie, sordità nervosa, diabete, artrite, mialgia, encefalite, convulsioni febbrili, polmonite e morte.

Dall'altra parte del pianeta, in USA, muoiono il doppio dei bimbi rispetto al Giappone. 

Una ricerca del database VAERS (Vaccine Adverse Event Reporting System) mostra le seguenti statistiche dagli Stati Uniti: oltre 75.000 eventi avversi sono stati segnalati da qualsiasi combinazione di vaccini contro il morbillo, la parotite e la rosolia, tra cui, in particolare: 78 morti confermati, 85 casi confermati di sordità, 48 casi confermati di diminuzione del contatto oculare, 92 casi confermati di ritardo dello sviluppo, 855 casi di autismo confermati, 116 casi confermati di disabilità intellettiva, 401 segnalazioni di disturbi del linguaggio, 276 segnalazioni di perdita di coscienza, 143 casi confermati di encefalite, 74 casi confermati di meningite, 111 casi confermati di sindrome di Guillain-Barré, 692 casi confermati di disturbi dell’andatura (non essere in grado di camminare normalmente), 748 casi confermati di ipocinesia (perdita parziale o totale del movimento muscolare), 653 segnalazioni di ipotonia (scarso tono muscolare), 4874 segnalazioni di convulsioni, tra cui convulsioni febbrili e convulsioni tonico-cloniche, 1576 casi di cellulite (un’infezione cutanea potenzialmente grave).

Ma Big Pharma continua imperterrita a istruire, si fa per dire, ottunditi medici, con congressi e informazioni falsificate, proiettando d'ultimo la sua arroganza omicida in terra africana, ove l'ignara popolazione, infantile e adulta, viene sottoposta a vaccinazioni, non solo quelle suddette, ma anche le più false e plagianti di tutte, contro il cosiddetto aids, contro la tubercolosi, contro la malaria, ed altre infezioni, curabili al contrario con una adeguata alimentazione ed il ricorso a farmaci naturali, a base di erbe ed antiossidanti.

Dovrà finire questa prevaricazione universale.


TULSA TIME - Sheryl Crow ed Eric Clapton

MINERALOGRAMMA, OVVERO COME RISALIRE VELOCEMENTE ALLE CAUSE DELLE MALATTIE


Nel 2010, l’O.M.S. (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha dichiarato che la gran parte delle malattie esistenti è da addebitare alla intossicazione da metalli pesanti, dovuta perlopiù ad incongrua alimentazione.

Oggi è possibile valutarne la presenza attraverso un esame molto semplice, il mineralogramma.

E' un test indolore e di grande efficacia, che consente di risalire al dosaggio (in carenza o eccesso) dei più importanti minerali che si trovano nell'organismo, e per analizzare l'eventuale presenza di minerali tossici: basta sacrificare solo pochi centimetri di capelli, tagliati alla radice nella zona della nuca, che verranno poi sottoposti ad un esame di spettrofotometria atomica.

Il capello è una specie di termometro: cresce ogni mese di circa un centimetro, e attraverso il follicolo pilifero concentra e trattiene i minerali presenti nei liquidi circolanti: dai macroelementi, come il calcio, presenti in dosi massicce, ai minerali traccia (magnesio, ferro, rame, ecc.) che si trovano in quantità minime, sino ai metalli tossici, come il piombo o il mercurio, eventualmente assimilati nel tempo dall'organismo, quelli, in particolare, che si rilevano nei tumori, oggi come del tutto dipendenti dall'accumulo di quei metalli per malriposta alimentazione, e da interferenti endocrini (clikka in rete, od anche su questo blog).

I capelli concentrano più di 100 volte elementi altrimenti difficilmente dosabili a causa della loro esigua concentrazione ematica o plasmatica, come il cromo, il nichel e il manganese.

Gli elementi esaminati nel mineralogramma standard sono i seguenti: Argento, Calcio, Cromo, Cobalto, Rame, Ferro, Magnesio, Manganese, Nichel, Oro, Fosforo, Selenio, Zinco.

Vengono inoltre analizzati i seguenti minerali tossici, riscontrabili nei cibi oggi quasi tutti adulterati, e che conducono alla gran parte delle malattie, cancro compreso: Alluminio, Arsenico, Cadmio, Piombo, Mercurio.

Le informazioni fornite dal mineralogramma vengono valutate dal medico che ha richiesto il test e inserite nel complesso delle valutazioni diagnostiche, che lo condurranno a precisare per il paziente una serie di interventi nutrizionali e di bilanciamento (diete, integratori, ecc.), attuati allo scopo di ottimizzare le autonome capacità fisiche dell'organismo di mantenersi in uno stato di benessere psico-fisico.

JJ CALE - The Problem

QUEL CHE I PEDIATRI NON SANNO

Fino a due anni i bambini dovrebbero essere alimentati con latte materno. Dopo i due anni, dimenticate ogni tipo di latte! Questa vera e propria bomba è stata fatta recentemente esplodere dal celeberrimo dottore Benjiamin Spock, padre della moderna pediatria.

Il suo libro "Baby and child care" ha venduto ben 40 milioni di copie in tutto il mondo, affermandosi come il vangelo dello svezzamento e della cura di neonati e bambini. Oggi Spock, che aveva sempre consigliato il latte vaccino, ha radicalmente cambiato idea, abbracciando le tesi che da anni molti medici ed esperti (nonché vegetariani, macrobiotici ed igienisti) propugnano: il latte vaccino fa male, soprattutto in fase di crescita, perché può provocare molte deficienze immunitarie e disturbi vari, tra cui l'anemia, allergie e persino un insufficiente sviluppo cerebrale.

Spock, dunque, si trova ora fianco a fianco col Prof. Frank Oski, direttore del Reparto Pediatrico della prestigiosa John Hopkins University di Baltimora ed ex-presidente della Societh Americana per le ricerche in pediatria, che in molti libri (tra cui il provocatorio "Non bere il tuo latte") sta da oltre quindici anni facendo una crociata anti-latte di mucca.

In America e in Italia in molti si sono scagliati contro Spock, definendo "vecchio arteriosclerotico" questa vera "leggenda della puericultura" che, a 89 anni suonati, ha avuto il coraggio intellettuale di ammettere i propri errori e di dichiarare che il latte di vacca è adattissimo ai vitelli, ma non agli uomini.

Le multinazionali del latte, quelle che hanno imposto l'immagine del bianco alimento come cibo perfetto per bambini, stanno tremando e hanno già fatto scendere in campo i soliti professoroni in camice bianco.

Nel nostro Paese è addirittura apparsa una pubblicità dei produttori, pagata con il contributo della Comunità Europea (che da anni ha immense scorte di latte non smaltite), in cui si sostiene l'insostituibilità di questo alimento.

Tale affermazione viene attribuita all'Istituto Nazionale della Nutrizione che invece, nel rapporto preparato per la Conferenza Internazionale sulla Nutrizione FAO/OMS che si terra a Roma in dicembre, riporta testualmente: "all'allattamento al seno viene universalmente riconosciuto un ruolo di primaria importanza per garantire il migliore stato di nutrizione del bambino e per prevenire importanti malattie dell'età pediatrica (affezioni gastrointestinali, allergie, obesità, ecc.)".

Dice inoltre che "dopo i due anni di età si osservano, con notevole frequenza, le stesse errate abitudini alimentari riscontrabili nella popolazione adulta, caratterizzate da un eccesso di proteine e grassi animali.

Cosa penseremmo se le mucche un bel giorno impazzissero e facessero allattare il proprio vitellino da un'asina, oppure da un cammello? L'uomo e l'unico animale che continua a nutrirsi di latte anche dopo lo svezzamento. Che sia il desiderio di non diventare mai adulti?

Molti pensano che da sempre l'uomo abbia consumato il latte di mucca, dandolo persino a neonati e bambini. Non è cosi. Fino a tre secoli fa nessuno si era mai sognato di dare latte di mucca come sostituto del latte materno e solo negli ultimi 50 anni il consumo di latte vaccino ha conosciuto una vertiginosa impennata, diffondendosi in tutti i paesi industrializzati.

Anticamente il latte di mucca era usato solo dai pastori-nomadi (adulti), mentre il burro, ad esempio, veniva usato dai Romani dell'Impero di Augusto per farne unguenti per la pelle. Il latte vaccino è un cibo per vitelli, non per l'uomo. Serve a far crescere un vitello e a farlo assomigliare a una mucca, ma sicuramente non per aiutare un bambino a diventare un uomo. Per questo la natura ha predisposto il latte materno. Il latte umano è l'unico nutrimento del bambino (almeno cosi dovrebbe essere) fino al completamento della prima dentizione, detta, perciò, da latte; pertanto, l'allattamento può protrarsi anche a 2 anni circa d'età.

In realtà lo svezzamento, che può iniziare verso il 5' - 6' mese, prosegue lento e graduale fino a rendersi totale anche verso il 15' mese ed oltre, con varianti dipendenti da molteplici fattori. La madre, nella società moderna, ha sempre più spesso rinunciato ad allattare al seno il proprio neonato (bassissime le percentuali alla fine degli anni sessanta), un po' per motivi di tempo (essendo inserita nel frenetico processo produttivo), un po' per mancanza di informazione sull'insostituibilità del latte materno nei primi mesi di vita.

La donna si e poi fatta condizionare da false paure sui presunti danni estetici dell'allattamento e da un malinteso desiderio di emancipazione. Ma il peso più determinante, in questa "scelta", lo ha avuto la martellante pubblicità delle industrie produttrici di latte (in polvere e non), aiutate sicuramente dai sacerdoti della salute in camice bianco che hanno contribuito a creare un vero e proprio "mito" alimentare, basato su poco o nulla.

Prima di tutto il latte di una madre sana e sempre fresco e batteriologicamente puro, mentre ogni tipo di latte non umano deve subire un processo di "cottura" ad alte temperature che ne distrugga gli organismi nocivi (ma la stessa sorte tocca purtroppo anche alle vitamine).

Latte materno e latte vaccino non sono assolutamente uguali, se non nel colore: si differenziano infatti nella composizione percentuale degli ingredienti (essendo l'uno destinato a far crescere esseri umani e l'altro bovini), e nella qualità di tali ingredienti (ad esempio le catene di aminoacidi sono completamente diverse).

Inoltre solo nel latte materno sono presenti sostanze che immunizzano il neonato dalle infezioni (soprattutto quelle respiratorie e intestinali), nonché la quantità di fosforo esattamente necessaria al suo sviluppo cerebrale.

Il "cucciolo" di uomo sviluppa dapprima il cervello, mentre l'animale sviluppa prima la struttura ossea. La quantità di lattosio, essenziale per lo sviluppo cerebrale del bambino, nel latte umano e quasi il doppio rispetto a quella che si riscontra nel latte vaccino.

Questo fatto è facilmente spiegabile se si pensa che l'accrescimento del cervello del bambino e molto più rapido di quello del vitello. Usando il latte vaccino per alimentare i bambini, viene quindi a soffrirne il loro sviluppo cerebrale e psichico.

Il latte vaccino contiene più del doppio delle proteine del latte umano, ma questo non e assolutamente un vantaggio, perché come dice un vecchio adagio "il troppo storpia": per essere tollerato dal neonato, infatti, va diluito, pena una forte reazione di rigetto e danni renali.

Il latte di mucca contiene molta caseina (quasi tre volte il latte umano), una proteina che, a contatto con i nostri succhi gastrici, "caglia", formando un grumo compatto, alquanto indigesto, che provoca inoltre l'aumento dei processi putrefattivi intestinali.

Il latte umano cagliato forma invece coaguli piccoli, ed è soffice e leggero. Riguardo alla presunta insostituibilità del latte di mucca quale fonte di calcio (utile allo sviluppo di ossa e denti), bisogna ricordare che i nostri progenitori non usavano assolutamente il latte vaccino e avevano ossa e denti molto "compatti" e ben sviluppati, come dimostrano i reperti fossili risalenti al Paleolitico.

Il fatto che le mucche producano un latte cosi ricco di calcio si spiega facilmente tenendo conto delle necessita fisiologiche di accrescimento dei neonati vitelli che inoltre dovranno sviluppare le corna.

Il latte materno non deve contenere più calcio del normale, perché e quella la quantità ottimale per far crescere sano un bambino. Il latte vaccino, dovendo servire ai vitelli, che hanno una velocità d'accrescimento fisico notevolmente superiore a quella umana (raddoppiano il proprio peso dopo appena 47 giorni dalla nascita, mentre il neonato umano lo raddoppia in 180 giorni), contiene dal 3,5% al 5% di proteine, contro l'1,2% del latte umano.

Tale notevole quantità di proteine nel latte di mucca costituisce, quindi, una autentica overdose proteica per un essere umano. Si è cosi accertato che quando le proteine superano il normale fabbisogno del mammifero che assume un determinato latte, l'eccesso determina un sovraccarico per il fegato e le reni, che hanno il compito di eliminare i prodotti del metabolismo proteico.

Il latte umano, al contrario di quello vaccino, garantisce al neonato la massima prevenzione dalle allergie e dalle infezioni. I neonati umani, quando non incorrono in diarree pericolose, aumentano di peso, se allattati con latte vaccino, molto più velocemente che se sono allattati con latte umano.

Tutto ciò ostacola lo sviluppo psichico del bambino perché blocca, almeno parzialmente, la sua capacita d'apprendere. Tale velocità d'accrescimento e tale che il raddoppio del peso del neonato si raggiunge non in 180 giorni ma in soli 118, tanto che all'età di un anno, rispetto ai coetanei nutriti con latte umano, sono più pesanti di circa 2 kg e più alti circa di 5 centimetri, tutto ciò a causa dell'eccesso di proteine del latte vaccino.

I bambini che presentano disturbi nell'apprendimento sono l'80% di quelli allattati con latte vaccino. Dato che il bambino presenta la massima velocità d'accrescimento cerebrale nei primi 18 mesi di vita, alcuni studiosi consigliano l'allattamento umano almeno sino a questa età.

I medici hanno riscontrato che oggi il giovane americano, alla visita di leva, ha già concluso la crescita ossea, cosa che solo venti anni fa succedeva sei-sette anni più tardi. Questo avviene perché vengono alimentati fin dalla nascita con latte non specifico e con altri cibi iperproteici.

Ma questo dato, che ad alcuni può sembrare positivo, ha invece un lato "oscuro" preoccupante: a una accelerazione innaturale del metabolismo e quindi ad una crescita più veloce di quella geneticamente predeterminata si associa un invecchiamento sicuramente più rapido. Tra l'altro ogni alimento ha valore nutritivo per la sua capacita di essere assorbito dal nostro organismo, non solo per la quantità di sali minerali, vitamine o proteine in esso contenuto.

Il calcio tanto reclamizzato nel latte vaccino e in genere male assorbito dall'uomo, perché e associato con una percentuale (relativamente) troppo alta di fosforo (fattore inibente) e alla caseina. Nonostante ciò, nei paesi occidentali "sviluppati" mangiamo cosi tanto da riuscire a fare un'overdose quotidiana di calcio, il quale va a depositarsi sulle pareti delle arterie provocando, insieme al colesterolo, l'indurimento delle stesse oppure forma calcoli renali, o si accumula nelle articolazioni, dando vita a manifestazioni artritiche.

Il cinese medio assume appena 15 mg di calcio al giorno, eppure ha meno carie e osteoporosi dell'americano medio, che ne ingurgita ben 800 mg. Il latte vaccino contiene una bassissima percentuale di vitamine (da un mezzo a un decimo rispetto a quello materno). La vitamina C che recenti ricerche dell'Università di California hanno confermato essere un potente fattore di prevenzione antitumorale e presente in abbondanza nel latte materno, mentre e quasi assente in quello vaccino, anche non pastorizzato.

Il latte materno è ricco di lattosio, uno zucchero che rende più agevole al bambino l'utilizzazione delle proteine. Inoltre il lattosio migliora I'assorbimento del calcio e, creando un ambiente acido nel tratto intestinale, non permette il proliferare di batteri putrefattivi. Invece il latte vaccino contiene il galattosio che, generando un ambiente alcalino, rende possibile lo sviluppo di tali batteri, pericolosi per il neonato.

La pastorizzazione ed il normale trattamento del latte alterano comunque le vitamine (C,E, K e tutte quelle del gruppo B) e gli enzimi, fattori di crescita e fattori anti-rigidità.

Diversi anni fa il Dipartimento americano per l'agricoltura fece un esperimento, allevando vitelli con latte pastorizzato. Dopo tre mesi erano tutti morti. Composizione del latte umano: 1,2-1,5 %di proteine, dal 3 al 5% di grassi, dal 6,5 al 10% di carboidrati e 2% di sali: il giusto cocktail per dare al neonato tutte le sostanze nutritive necessarie alla crescita e allo sviluppo delle caratteristiche peculiari della specie umana.

Il primo liquido secreto dalle ghiandole mammarie della donna, subito dopo il parto, e il colostro, ricco di proteine e lattosio, e poverissimo di grassi. Determinante in questa prima fase la presenza di un aminoacido essenziale, la taurina, importante per lo sviluppo del sistema nervoso centrale e della retina del neonato, e delle immunoglobuline secretorie, che proteggono il neonato dalle infezioni respiratorie e intestinali. Le immunoglobuline sono totalmente assenti nel latte vaccino o in qualsiasi latte industriale. Si è notata perciò una maggiore morbilità (cioè tendenza a contrarre infezioni) in quei bambini allattati artificialmente. Bambini affetti da otiti, tracheiti, catarri a ripetizione sono rientrati nella norma sopprimendo i latticini ed in particolar modo lo yogurt.

L'insonnia dei neonati e quasi sempre da addebitare alla somministrazione di latte vaccino. Causa l'allergia nei confronti di alcune proteine in esso contenute. Latticini e formaggi legati alle malattie della civiltà: insorgere di tumori, cisti, fibromi, cancro all'apparato riproduttivo femminile (seno, utero, ovaia), infezioni all'apparato uro-genitale (cistiti e candida, molto diffusa tra le giovani americane), malattie del sistema cardiocircolatorio (arteriosclerosi, trombi, infarti...) a causa dell'enorme quantità di grassi saturi; connessione diretta con le più svariate forme di allergia sia alimentare che della pelle e dell'apparato respiratorio (asma, raffreddore da fieno), abbassamento delle difese immunitarie, problemi del sistema digerente (diarrea, stitichezza, per la mancanza di fibre). Il tuorlo dell'uovo è destinato all'embrione e il latte al neonato.

L'uomo e l'unico animale che si nutre di uova e latte per tutta la vita, ed e anche l'unico animale, per quanto se ne sa, a morire giovane di sclerosi coronarica e ad ammalarsi di arteriosclerosi in età avanzata.

All'inizio del Neolitico, con l'avvento dell'agricoltura e dell'allevamento di mammiferi erbivori, venne introdotto nell'alimentazione umana il latte dei mammiferi non umani ed i derivati di tale latte. Ogni mammifero produce un tipo di latte adatto solo alla propria specie. Orbene, tra il latte umano e quello vaccino c'è un abisso!

Tra i due latti vi è la stessa differenza esistente tra una donna ed una mucca. Il latte umano e, tra tutti i tipi di latte, quello che ha il contenuto proteico più basso, in assoluto; ed è il più dolce.


Il problema dei latticini e degli altri sottoprodotti animali e molto importante poiché essi apportano all'organismo gli stessi veleni della carne (purine, colesterolo, ptomaine), talvolta in dosi ancor più elevate, sono nocivi quanto e più della carne. Il lattosio durante la digestione, si scinde in galattosio e glucosio, ad opera della lattasi, un enzima che caratterizza il periodo della lattazione. L'uomo adulto dovrebbe essere sprovvisto di lattasi e cosi e, infatti, moltissime persone non riescono assolutamente a digerire il latte proprio a causa dell'impossibilità di scindere il lattosio per mancanza di lattasi. Se il livello di lattasi nell'intestino e basso o non adeguato, la ingestione di latte conduce a disturbi intestinali gravi e a diarrea: questo avviene nella maggior parte delle popolazioni umane.

Sempre più il latte d'oggigiorno contiene sostanze chimiche d'ogni tipo, estranee alla normale composizione del latte e dannose all'uomo. Si tratta di quelle sostanze che, somministrate alle mucche, passano ovviamente nel latte: antibiotici, ormoni, sali di zinco, tireostatici, betabloccanti, pesticidi (assunti con il foraggio), ecc., per cui il latte in commercio e diventato una specie di farmacia. Un prodotto tossico.

Il dottore S. Morini, allergologo presso l'ospedale Regina Margherita di Roma, afferma che le sostanze allergizzanti sono in prevalenza quelle del latte vaccino, che deve essere escluso pertanto dalle diete di chi presenta allergie alimentari. Il dottore F. Carrier, sostiene che la soppressione del latte e dei suoi derivati, nei casi di asma, affezioni cutanee, di alcune affezioni dell'apparato genitale femminile e di tumori produce sempre risultati positivi ed in molti casi addirittura clamorosi.

Un danno provocato da uno dei derivati del latte vaccino, lo yogurt, è la cateratta. In alcune zone dell'India dove lo yogurt si consuma abbondantemente e quotidianamente la cateratta è molto diffusa. Sembra che il galattosio in alte dosi favorisca la cateratta e lo yogurt è un alimento tra i più ricchi in galattosio. Alcuni ne contengono sino al 24%.

Il latte negli anziani è controindicato anche per il calcio contenuto e che si configura nettamente come un fattore di fatica e di esasperazione funzionale della mucosa vasale e cardiaca, e promotore di arteriosclerosi e di accidenti vascolari. Molti anziani viaggiano verso la tomba su un mare di latte.

Nel latte vaccino il calcio è presente nella misura di ben 175 milligrammi in 100 grammi di prodotto (calcio espresso come ossido di calcio). Tale eccesso di calcio, paradossalmente, impedisce proprio l'assorbimento del calcio stesso, come del resto è comprovato da sintomi di rachitismo presenti in bambini nutriti con latte vaccino. E' un luogo comune ritenere che il latte vaccino sia indispensabile proprio per rifornirsi di calcio; i nostri antenati, prima della domesticazione degli erbivori da latte, avevano scheletri del tutto normali, come dimostrano i reperti fossili.

Al microscopio polarizzatore una sezione ossea di un uomo di Neandertal evidenzia una struttura più elastica e resistente di quella di un uomo moderno, consumatore di latte vaccino, che presenta invece alveoli grandi in un osso duro e quindi fragile. Nei lattanti e negli adulti che assumono latte vaccino si è potuta constatare una eccessiva eliminazione di calcio con le urine, dovuta al forte contenuto proteico del latte di mucca.

Presso l'Istituto della Nutrizione dell'Università del Wisconsin, dopo lunghe ricerche si è constatato che si elimina più calcio di quello che se ne ingerisca consumando cibi ricchi di proteine. Il latte vaccino è legato alla caseina che impedisce l'assorbimento del calcio, inoltre la maggioranza dei consumatori di latte e di formaggi fa uso di prodotti pastorizzati, omogeneizzati o comunque lavorati e tutte queste tecnologie degradano il calcio rendendolo difficilmente assimilabile. Per avere calcio a sufficienza basta mangiare verdura a foglia verde, frutta, frutti secchi, che ne contengono abbastanza per i bisogni umani.

Non è da sottovalutare la più che probabile azione decalcificante dovuta alla elevata acidità dello yogurt. L'uso continuato dello yogurt può favorire l'instaurarsi dell'ulcera gastrica e di quella duodenale. Il latte umano contiene una quantità di lisozima 3000 volte superiore a quella contenuta nel latte di mucca. Il lisozima è un composto proteico con funzione antibatterica.

Il latte umano è l'unico che consente lo sviluppo del lactobacillus bifidus che protegge la mucosa intestinale ed inibisce lo sviluppo dei germi responsabili delle diarree. Nei lipidi del latte vaccino vi è una quantità eccessiva di acido miristico che può causare alterazioni delle arterie ed arteriosclerosi. Il sodio presente nel latte vaccino è, molte volte, superiore a quello del latte umano, che perciò impegna meno i reni.

Nel latte umano i grassi sono prevalentemente polinsaturi (acidi utili contro l'arteriosclerosi), mentre nel latte vaccino prevalgono i grassi saturi (causa di colesterolemia e arteriosclerosi) Nel latte vaccino vi è una prevalenza di caseina, mentre nel latte umano prevale la lattoalbumina. Un'indagine durata 30 anni in Scandinavia ha dimostrato gli innegabili legami tra l'assunzione di latte vaccino e l'insorgere dell'artrite.

Il formaggio, a parte la carne, è molto probabilmente il peggiore alimento oggi esistente, l'alimento più negativo per la salute umana, è un deposito finale (una sorta di discarica) di tutti i farmaci somministrati alle mucche e che passano nel latte che servirà per fabbricare i formaggi; degli additivi di dubbia innocuità, che vengono usati durante la lavorazione soprattutto per conferire loro determinate caratteristiche organolettiche per fini commerciali e conservativi; dei diserbanti che passano nel corpo delle mucche, e poi nel latte, a mezzo dei foraggi e delle granaglie che vengono dati per alimento.

Non c'e da meravigliarsi se qualche studioso ha detto che il formaggio oggi in commercio è ai "limiti della tossicità". Un alimento killer. Il latte in polvere si ottiene sottraendogli l'acqua di costituzione, cioè essiccandolo. E' facile capire che il prodotto cosi ottenuto non ha più nulla né di naturale né tampoco di vivo: è una sostanza morta, di nessun valore biologico, ormai privo di capacita radiante: un autentico inganno sul piano nutrizionale.

Uno studio condotto nel 1979 dall'università di Berkley in California trovò che il triptofano, che è un aminoacido presente nel latte vaccino e nei suoi derivati, stimola abnormemente la ghiandola pituitaria accelerando l'invecchiamento del corpo.

Il dottore L.B.Franklin ( Università della Columbia inglese) condusse uno studio su 1500 donne che presentavano noduli benigni al seno, tutte grandi consumatrici di formaggi e altri derivati dal latte. Il latte vaccino contiene un ormone, l'estradiolo, che promuove la rapida crescita dei vitelli. Il dottore Franklin dimostro che era tale ormone a provocare i noduli mammari, infatti quando queste donne eliminarono completamente i prodotti del latte, guarirono nella misura dell'85% di esse.


A Roma la bufera del latte (infetto) ha imperversato su tutti i giornali, preoccupando gli abituali consumatori del bianco alimento, divenuto improvvisamente, nell'immaginario collettivo, una subdola miscela venefica, contaminata da "grappoli" di bacilli.

Tanto più sconvolgente, per i grandi e piccoli bevitori, in quanto il latte di vacca ha una solida patente di alimento sano, naturale, addirittura indispensabile alla crescita (ma qualcuno lo sa che grandi civiltà si sono sviluppate e sono fiorite senza l'aiuto di una sola goccia di latte?).

Questa patente, per effetto automatico di "traslazione", "garantisce" anche i vari derivati (latticini, burro, panna, formaggi freschi e stagionati, yogurt) e, grazie alla pubblicità, madre delle più assurde e incrollabili convinzioni indotte, viene estesa a un'infinita quantità di prodotti nella cui preparazione è stato utilizzato latte, burro, oppure yogurt.

"Mangia questa meravigliosa merendina perché contiene un fiume di bianco latte!", oppure: "dimagrisci naturalmente con questo genuino formaggio cremoso!". La carrellata di esempi è infinita. Purtroppo i miti, specie quelli creati "a tavolino" dall'industria onnipotente, sono duri a morire; semplicemente scalfirli e creare almeno un ragionevole dubbio riguardo al dogma è impresa pressoché eroica.

Fin troppo facile dire che oggi latte e derivati sono un cocktail di sostanze dubbie (betabloccanti, stimolanti dell'appetito, larvicidi, antibiotici e tranquillanti somministrati alle mucche finiscono inevitabilmente nel loro latte, per non parlare delle valanghe di pesticidi con cui si coltivano i mangimi per allevarle).

Fin troppo facile dire che il formaggio, essendo ancora più in alto nella catena alimentare, concentra in misura maggiore tutte queste sostanze, cui si aggiungono, spesso, conservanti e aromi chimici, rivelandosi alla fine una vera e propria discarica abusiva di veleni. Tutte cose ovvie, ma pochissimi le sanno e quasi nessuno ci riflette su, traendo le dovute conseguenze.

Meno ovvio e molto più "eversivo" raccontare come il consumo esagerato di latte e derivati in questi ultimi decenni (in pratica dal secondo dopoguerra) sia indissolubilmente legato alle cosiddette malattie della civiltà. Ormai, l'abbiamo detto anche in precedenza, a tutti i livelli (a cominciare dall'Organizzazione Mondiale per la Sanità) si riconosce che l'overdose proteica che abbiamo fatto nell'ultimo cinquantennio non ha portato altro che una preoccupante proliferazione delle malattie degenerative, che sono poi quelle che affliggono l'uomo moderno, "ricco" e industrializzato, rivelandosi in assoluto le principali cause di mortalità.

Fra i danni da overdose proteica (tenetevi forte) può essere inclusa anche la famigerata osteoporosi, malattia sociale che colpisce strati sempre più estesi di popolazione. A torto si è creduto (ispirati soprattutto dall'aggressiva propaganda dell'industria lattiero-casearia) che le ossa fatalmente perdano calcio perché non ne assumiamo abbastanza col cibo. Per anni, allora, tutti a consigliare dosi massicce di latte e derivati perché "tanto ricchi dell'indispensabile calcio".

Oggi gli addetti ai lavori (almeno quelli aggiornati, perché di esperti che hanno studiato solo su libri di quarant'anni fa ne circolano ancora parecchi!) sanno che un eccesso di proteine diminuisce la capacita dell'organismo di sintetizzare proprio il prezioso calcio. L'incidenza di osteoporosi, infatti, è massima negli Stati Uniti, in Finlandia, Svezia e Inghilterra, paesi dove si consumano più cibi animali (carne, latte, burro, formaggi, uova) è minima in un paese come il Giappone dove, per tradizione, e sempre stato rarissimo il consumo di latte vaccino e latticini (ma anche qui, purtroppo, si registra una pericolosa tendenza a introdurre questi alimenti nella dieta giornaliera, su modello statunitense).

Da una ricerca pubblicata già nel marzo l983 dal "Journal of Clinical Nutrition", riguardante studi fatti su fasce di popolazione intorno ai 65 anni, si evinceva che le donne consumatrici di proteine animali avevano una perdita ossea del 35%, mentre le donne vegetariane solo del 7%.

Inoltre nei bambini allattati artificialmente con latte vaccino sono stati spesso riscontrati sintomi di rachitismo e ciò perché nel latte di mucca questo indispensabile minerale e associato a molti fosfati necessari alla costruzione di un potente scheletro da erbivoro che, venendosi però a trovare nell'ambiente intestinale alcalino del neonato, bloccano per oltre due terzi l'assorbimento del calcio.

Da non dimenticare, poi, che la maggioranza dei consumatori di latte e formaggi vari utilizza prodotti omogeneizzati, pastorizzati o comunque lavorati, procedimenti che finiscono per degradare il calcio rendendone ancor più difficile l'assimilazione.

Verdura a foglia verde, frutta, frutti secchi, contengono abbastanza calcio da poter soddisfare, se assunti correttamente, il fabbisogno umano giornaliero. I semi di sesamo crudi ne sono molto ricchi, basta macinarli sull'insalata e il gioco è fatto. Ma chi è che non beve latte di mucca nel mondo?

Il gruppo etnico più numeroso è rappresentato dai cinesi (un miliardo di persone, pari ad un quinto della popolazione mondiale), poi ci sono altre popolazioni lattasi-deficienti (cioè sprovviste dell'enzima necessario a digerirlo) : il 90% degli abitanti di Taiwan, degli indiani d'America e degli Esquimesi, il 70% dei Neri d'America, il 20% almeno dei Finlandesi, degli Svedesi e degli Svizzeri, e infine molti popoli africani, i quali negli anni passati si sono visti sommergere dalle eccedenze di latte in polvere (spedito per "scopi umanitari" dai paesi ricchi) che ha causato vere e proprie epidemie di dissenteria.

A questi vanno aggiunti tutti i lattanti su scala mondiale durante l'allattamento al seno, i vegetariani, i macrobiotici, gli aderenti alle varie scuole igieniste, la maggior parte dei crudisti, i fruttariani e tutti quelli allergici o ai quali semplicemente non piace.

Non ci sembra superfluo ribadire che, vista la spinosità del problema che richiederebbe pagine e pagine per una trattazione esauriente e completa di dati e riferimenti bibliografici, invitiamo tutti i lettori a contattare la LEPAV. Come già accennato nella prima parte, i latticini hanno effetti di accumulo su tutti gli organi ed in particolar modo (essendo derivati dal latte, prodotto delle ghiandole mammarie) tendono a concentrarsi maggiormente nel tessuto ghiandolare umano e negli organi della riproduzione.

E' per questo che i più colpiti sono il seno, l'utero, le ovaie, la prostata, la tiroide, le cavità nasali, l'ipofisi, la coclea dell'orecchio e la zona cerebrale attorno al mesencefalo. Raffreddori da fieno e problemi auditivi colpiscono molti consumatori di latte e latticini, mentre, se l'accumulo avviene nei reni o nella, vescicola biliare, si possono formare calcoli.

Specie nei raffreddori allergici, cessare completamente il consumo giornaliero di latte e derivati porta rapidi e notevoli benefici. Ma in particolare le donne, ancor più degli uomini, dovrebbero ridurre drasticamente o, meglio, eliminare completamente latte, formaggi, panna e burro, perché tutti questi alimenti, per le ragioni suddette, favoriscono perdite vaginali, cisti ovariche e al seno, fibromi, tumori alla mammella e all'utero.

Come dimostrato da una ricerca condotta dall'Università della Colombia inglese, è l'estradiolo, ormone presente nel latte vaccino e che consente ai vitelli una rapida crescita fisica, ad accelerare l'ingrandimento di noduli e cisti. Studiando 1500 donne che presentavano noduli benigni al seno, tutte grandi consumatrici di formaggi e altri derivati dal latte, si constatò che, eliminando questi prodotti, l'85% di esse guarì completamente.

Molte altre esperienze del genere, condotte da medici naturopati che hanno seguito le pazienti per anni dopo la guarigione, confermano l'esito di queste ricerche. Sempre in tema, ci sembra utile citare "La dieta di guerra ha protetto il seno", un articolo apparso sul supplemento del Messaggero dedicato alla salute (suppl. n.7 del 13/ 02/93), in cui si riporta che, secondo un dato emerso da uno studio condotto in Scozia dall'organizzazione di ricerca sul cancro "Cancer Research Campaign", le donne nate durante la seconda guerra mondiale hanno meno probabilità di ammalarsi di tumore al seno.

Secondo questi ricercatori, la minore incidenza del male che in Inghilterra è la principale causa di mortalità delle donne tra i 35 e i 65 anni potrebbe essere il risultato del regime povero di calorie e proteine animali, ma ricco di vitamine (frutta e verdura), che le 45-50enni di oggi furono costrette a seguire dato il razionamento di carne, zucchero e latticini.

Non tutti i mali vengono per nuocere... Per continuare la nostra carrellata su fatti e misfatti della famiglia lattea, prendiamo in esame lo yogurt, un prodotto che negli ultimi anni ha avuto un boom di produzione e consumo davvero eccezionale, basti pensare alla moltiplicazione esponenziale delle marche di yogurt e delle decine di tipi che ognuna di esse mette sul banco dei supermercati.

Un tempo presente quasi esclusivamente nella tradizione culinaria dei popoli del mediterraneo orientale (specie Grecia, Libano, Turchia) lo yogurt ha oggi invaso le tavole occidentali, godendo di una "sponsorizzazione" massiccia che ne ha decantato, e continua a decantarne, le mille e una virtù. Senza, ovviamente, dire una parola sui suoi vizi.

A parte gli altri inconvenienti imputabili al latte e ai suoi derivati, lo yogurt sarebbe addirittura tra i responsabili della cateratta. In alcune zone dell'India dove lo si consuma abbondantemente e quotidianamente, questa malattia è molto diffusa. Sembra che il galattosio in alte dosi favorisca l'insorgere della cateratta e lo yogurt è un alimento tra i più ricchi in galattosio, alcuni ne contengono sino al 24%.

Ai formaggio-dipendenti dobbiamo dare altre pessime notizie. Il formaggio, specie se duro, salato e stagionato, è molto difficile da eliminare. Rimane sotto forma di acidi grassi saturi nelle profondità organiche, come la spina dorsale, il fegato, i reni (per non parlare delle arterie, le cui pareti interne vengono rivestite da strati di colesterolo).

Per eliminare tutti i depositi inquinanti di latticini e formaggi ci vogliono anni alcuni calcolano ne siano necessari almeno sette, ma tutto dipende dal metabolismo individuale seguendo una dieta totalmente vegetariana. Meglio ancora adottare un'alimentazione vegetariana crudista, a base di verdure e frutta fresca (da coltivazioni biologiche, ovviamente), che accelera la depurazione.

Particolarmente preoccupante, inoltre, quanto emerse da uno studio condotto nel 1979 dalla prestigiosa Università di Berkley in California, durante il quale si appuro che il triptofano, un aminoacido presente nel latte vaccino e nei suoi derivati, stimola abnormemente la ghiandola pituitaria accelerando l'invecchiamento del corpo.

Ringiovanimento e longevità, quindi, non fanno rima con latte. A proposito di questo è bene ricordare che il latte è veramente controindicato per gli anziani, giacché la massiccia percentuale di calcio in esso contenuto (che, come abbiamo già detto, associato ad altre sostanze presenti nel latte vaccino, viene difficilmente assorbito dal nostro organismo) si configura nettamente come un fattore di fatica e di esasperazione funzionale della mucosa vasale e cardiaca, diventando promotore di arteriosclerosi e di accidenti vascolari, specie coronarici. Nei lipidi del latte di mucca vi è una quantità eccessiva di acido miristico ed anch'esso può causare alterazioni delle arterie ed arteriosclerosi.

Ma un altro dato si rivela davvero inquietante riguardo al prodotto che beviamo oggigiorno: negli odierni allevamenti industriali, dove le mucche sono costrette ad una gestazione continua, esse vengono munte anche quando sono incinte e il loro latte contiene trefoni, speciali sostanze eccito-formatrici, in pratica ormoni della vita embrionale.

Il latte vaccino oggi in commercio è ricco di questi trefoni, per cui, al suo valore già in partenza iperplastico (promotore cioè di un rapido accrescimento fisico), si aggiunge la forza propulsiva di queste sostanze eccito-formatrici. Non è azzardato dedurre che quest'impeto costruttivo abnorme (destinato a far crescere un embrione di mucca e a farlo diventare un vitello) possa provocare moltiplicazioni improvvise, disordinate ed incoercibili delle cellule somatiche nelle diverse zone del corpo umano.

In parole povere, riteniamo che il latte oggi in commercio è da considerare, più che mai, potenzialmente cancerogeno. Ma, allora, perché beviamo il latte? Prima di tutto, complice la classe medica degli ultimi cinquant'anni, ci hanno fatto credere che fosse l'alimento "perfetto", addirittura in grado di sostituire in tutto e per tutto il latte materno nelle prime fasi di vita (!).

Poi ci hanno anche detto che senza il latte di mucca saremmo diventati tutti rachitici e pieni di carie, per mancanza di calcio. Infine ci hanno suggestionato con idilliche immagini di mucche paciose, prati verdissimi, improbabili mulini bianchi, fiumi di bianco latte in paesi felici. Senz'altro la prima domanda da porsi, visto che il business del latte e derivati è esploso solo negli ultimi cinquant'anni, e: a chi è convenuto indurre il consumo di latte vaccino su larga scala?

Proviamo solo ad immaginare quanti miliardi di litri di latte vengono prodotti oggigiorno, e quanto latte adoperiamo per i più svariati usi culinari e nelle più svariate forme (latticini, yogurt, burro, panna, formaggi). Uno sforzo minimo, e saremo in grado anche di prefigurare gli stratosferici guadagni delle multinazionali coinvolte nella produzione e trasformazione di questo alimento "perfetto" e "indispensabile" (che, come abbiamo tentato di spiegare, presenta non poche "imperfezioni" dal punto di vista nutrizionale).

A proposito di guadagni fatti senza scrupoli, è clamoroso il caso del siero del latte (sottoprodotto di scarto della lavorazione dei formaggi). Di colore verdognolo, dall'aspetto simile al pus e con un odore nauseabondo, alla fine degli Anni Settanta, negli Stati Uniti, non fu più possibile scaricarlo nel sistema fognario perché vennero approvate severe leggi che vietavano questa pratica, in quanto il siero del latte è, da cento a duecento volte, più inquinante dei liquami di fogna. Vietarono anche di scaricarlo nei corsi d'acqua, per non privarli di ossigeno e quindi provocare la morte della flora e della fauna. Allora le aziende casearie si inventarono di "scaricarlo" negli alimenti industriali( minestre liofilizzate, cacao, impasti per dolci, margarina, purea di patate, sughi, condimenti, alimenti per l'infanzia, pane, ecc.) e da quel momento iniziarono a vendere "cibi spazzatura" e continuano a farlo con grande successo, grazie alla pubblicità martellante.

Ci sembra poi, dal nostro ristretto punto di vista occidentale, che il mondo e la civiltà si siano sempre basati sul latte di mucca. Non è vero: è stato solo all'inizio del Neolitico (circa 10.000 anni fa), con l'avvento dell'agricoltura e dell'allevamento di mammiferi erbivori, che venne introdotto nell'alimentazione umana (in quantità assolutamente non paragonabili a quelle odierne) il latte dei mammiferi non umani ed i suoi derivati. E infatti nei reperti paleoantropologici si riscontrano carie solo a partire da questo periodo.

SOGNI D'ORO PERA E CANNELLA


La morbida dolcezza della pera unita alle note speziate della cannella, in una miscela dal sapore morbido e leggermente speziato, creata appositamente per poter essere infusa sia in acqua calda sia in acqua fredda, per goderti, in qualsiasi occasione, il tuo momento di puro piacere, regolarizzando le funzioni intestinali.

Confezione di venti filtri, dal costo di circa 4 euro, reperibile nei supermercati o nei negozi biologici od online.

Modalità di preparazione: usare un filtro per tazza (200ml), infondendolo in acqua calda od anche fredda.

Consigli per l'infusione a caldo: infondi la bustina in acqua bollente; lasciando decantare per 5 minuti, dopodiché, dolcificando con miele grezzo o zucchero integrale di canna mascobado, sorseggia.

Consigli per l'infusione a freddo: infondi la bustina in acqua fredda o a temperatura ambiente;  lascia in infusione per 8-10 minuti; dolcifica come detto, e bevi.